Marie Bonaparte, la ‘principessa‘ della psicoanalisi, incontraFreud tramite René Laforgue, uno scolastico volgarizzatore del pensiero del padre fondatore. Marie Bonaparte era stata in analisi con lui per qualchetempo, prima di riuscire a iniziareuna analisi con Freud stesso.
Al movimento psicoanaliticoMarie Bonaparte portò una retedi relazioni importante, qualchesoldo, qualche quaderno diappunti ricco di informazioni(sulle quali Ernest Jones costruìmolti capitoli della sua biografiadi Freud), e qualche scrittoteorico di scarsa rilevanza. Ma per sua e nostra fortuna, Marie Bonaparte si portava dentroanche l’influenza del padre: antropologo, fotografo, autore dimonografie su Surinam e le Indie olandesi (alcune sue fotoetnografiche sono state pubblicate in Allan Sekula, Il corpo e l’archivio.
Mythes de guerre è forsel’espressione più interessante diquesto corto circuito diidentificazioni. Senza saperlo, la Bonaparte riprende temi e problemi proposti da Marc Bloch nel grande saggio del 1921 sulle«fausses nouvelles» in guerra(Revue de synthè– se hystorique, XXXIII). Psicoanalista, Marie Bonaparte ascolta anche lei, ma non le solite cose che ascoltauno psicoanalista. In mancanzadi parole più adeguate, Marie Bonaparte li chiama ‘miti‘. Ascolta la chiacchiera spicciola, le voci, i pettegolezzi, le storielle, i raccontini senza senso dalparrucchiere, i fattarelli dellamicro-cronaca dei giornali, i cascami insulsi della produzionecollettiva di discorsi. Ne escefuori un testo unico che intrecciarumors, profezia e guerra.
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